lunedì 9 agosto 2010

Cedolare secca al 20% sugli affitti

Da giorni non si sente altro che parlare tra tv e giornali della nuova imposta chiamata cedolare secca per cui cerchiamo innanzitutto di fare il punto su che cos’è.
La cedolare secca è un prelievo diretto in percentuale sul canone di affitto che sostituisce tutte le altre tassazioni, quali Irpef, Imposta di Registro e imposta di Bollo che attualmente tutti i proprietari che affittano il proprio immobile devono pagare allo Stato. Ciò significa che le tassazioni sugli affitti saranno direttamente proporzionali ai canoni pattuiti, e non potranno variare in base ai redditi dei proprietari.
Questo decreto è il quarto in materia di federalismo fiscale dopo quello che chiude in una stretta chi affitta in nero, quello sulla devoluzione ai municipi delle imposte sugli immobili e quello relativo ad una tassa unica da versare ai comuni.

Inizialmente la cedolare secca è nata con un’aliquota del 25% del contratto di locazione ma il tasso percentuale di tale aliquota è sempre stato un punto interrogativo che ha suscitato polemiche e scalpore sui potenziali vantaggi. Questo problema è stato risolto dopo diversi incontri tra il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli e Giulio Tremonti.
Prima di arrivare alle camere un decreto legislativo chiaro è stato vagliato più volte dai tecnici del Ministero dell’Economia al fine di valutarne una reale fattibilità quindi i reali introiti nelle casse dei Comuni.

Dopo diverse ore di accurate analisi tecnico/finanziarie si sarebbe giunti al verdetto finale: la cedolare secca può essere ridotta fino al 20%.
Questa tassa verrà applicata sia per i contratti a “canone libero” cioè quei contratti in cui è possibile decidere liberamente l’ammontare del canone e le altre condizioni della locazione con l’unico obbligo di rispettare la durata minima, sia per i contratti a canone concordato, cioè i contratti in cui il corrispettivo viene pattuito in base ad alcuni criteri stabiliti in accordi stipulati tra le organizzazioni degli inquilini e quelle dei proprietari.

La cedolare secca entrerà in vigore già dal 1° Gennaio 2011 e tutti i proventi saranno destinati ai comuni che avranno così una maggiore autonomia economica. Il lato negativo però di questo nuovo decreto è rappresentato dal fatto che i comuni perderanno la quota di 3mld di euro ogni anno che attualmente il Governo versa nelle loro casse.

La nuova cedolare nasce con un doppio intento: da una parte vuole incentivare sempre più proprietari di immobili a contribuire alle casse dello stato restando nella legalità, dall’altro cercare di eliminare gli affitti in nero che ormai sono entrati nella cultura del nostro Paese.
La novità della cedolare secca è nel risparmio, infatti ogni contribuente risparmierà mediamente un 22,6% rispetto all’attuale IRPEF perché la cedolare secca oltre a sostituire l'IRPEF sugli affitti, sostituirà anche l’imposta di registro e l’imposta di bollo.
Dal 2011, infatti, i proprietari che concedono immobili in affitto ad uso abitativo avranno la possibilità di scegliere se pagare avvalendosi della nuova cedolare secca o se continuare a seguire le attuali regole di tassazione.

Fino all'entrata in vigore della nuova service tax IMU (imposta municipale sugli immobili) fissata al 2014 però, per gli affitti al prezzo di mercato, oltre al 20% della cedolare secca introdotta con il decreto attuativo del federalismo per i comuni, si continuerà a versare le due percentuali dell’1%, che sostituiscono l’addizionale regionale all’Irpef e quella comunale. Faranno eccezione solo i contratti a canone concordato che, già dal 2011, potranno essere assoggettati soltanto alla cedolare secca.